Un simbolo è, per definizione, un oggetto perfettamente definibile, ma che esprime un concetto più complesso, meno facile da caratterizzare in termini chiari e che può essere compreso solo attraverso di esso.
Ad esempio, l’alveare, che è un oggetto ben definito nonostante la diversità delle sue forme, simboleggia non solo la natura del lavoro collettivo delle api, le sue strutture e la sua organizzazione, ma anche la produzione di miele, che a sua volta evoca dolcezza per chi lo consuma.
Lo stesso vale per la bandiera, che per sua natura non è altro che una superficie colorata e che per la sua natura simbolica abbraccia l’intera nazione: la sua geografia, la sua politica, la sua economia, la sua cultura, la sua storia e molto altro ancora.
Fin dalle sue origini, nel primo terzo del XVIII secolo, la Massoneria è stata costruita attorno a un simbolismo specifico. Si riferisce a uno spazio orientato e a un tempo determinato, a luci, a una particolare geometria, a strumenti provenienti dall’arte del costruire mutuati dai muratori medievali.
Un simbolo è generalmente di natura polisemica: la sua interpretazione è determinata dalla sua contestualizzazione.
Ad esempio, uno degli strumenti massonici, il compasso, può, a seconda del grado di apertura dei suoi rami, trasmettere una percezione più o meno importante di apertura verso se stessi e verso gli altri, ma anche di apertura mentale. Poiché è destinato a disegnare un cerchio, il cerchio diventa a sua volta un simbolo di unità, intelligenza o spiritualità.
E il compasso, associato in un modo o nell’altro al quadrato, esprime un nuovo concetto simbolico legato al loro specifico posizionamento.
Il percorso simbolico ci permette di cogliere concetti che vanno oltre il pensiero discorsivo e che, basandosi su una logica intuitiva, si distinguono per la loro universalità, a differenza dei linguaggi, delle condizioni sociali e dei particolarismi che dividono anziché unire.